Gli ospedali hanno degli orari di visita. Questi vengono senz’altro sfruttati intensamente. I parenti e gli amici vengono a trovare i loro malati. E parlano con loro. Evidentemente il precetto di Gesù oggi viene seguito. Ma la questione è sul come visito gli infermi. Per indicare la visita al malato l’ebraico usa a volte il verbo “vedere”(cfr. 2Re 8,29;9,16; Sal 41,7; ecc.), ma questo “andare a vedere il malato” significa più in profondità “ascoltare” il malato stesso, lasciare che sia lui a guidare il rapporto, non fare nulla di più di quanto egli consente, attenersi al quadro relazionale che egli presenta.
Il malato è il maestro! E’ lui che ha un magistero al cui ascolto il visitatore è chiamato a mettersi. Ecco allora due domande essenziali per colui che si reca a visitare un malato: Perchè visitare un malato? Come visitare un malato? L’atto di “visitare-vedere” implica apprezzamento, considerazione, provvidenza, conoscenza. Chi visita il malato gli narra l’interesse che Dio ha per lui attraverso l’interesse che lui stesso gli manifesta, gli narra la provvidenza di Dio attraverso il proprio prendersi cura di lui, gli narra la conoscenza di Dio attraverso la relazione in cui entra con lui. Visitandolo, fa emergere la significatività che il malato ha! Questo implica che, nella visita al malato si è di fronte a una persona la cui dignità deve essere riconosciuta. Il malato è “sacramento di Cristo” perchè chiede al visitatore di entrare di una dimensione di
spogliazione, impotenza e povertà, nella quale può avvenire l’incontro in cui sarà il malato stesso, nella sua povertà e impotenza, a condurre il visitatore alla somiglianza con il Cristo che “da ricco che era si fece povero” (2Cor 8,9).01