Papa Francesco è “Vescovo di Roma” da circa un mese, ma non credo di esagerare , dicendo che l`impressione è quella che sia stato eletto un “parroco del mondo”. In Argentina è stato un gesuita molto popolare (girava in bici e in metropolitana) e le parole, i fatti e i segni di questi giorni ci dicono che lo sarà sempre più anche per noi.
Mercoledì, tredici marzo, quando si è affacciato alla Loggia della Basilica di San Pietro per salutare il popolo e impartire la Benedizione Apostolica “Urbi et Orbi”, mi hanno colpito molto il suo silenzio, il saluto affettuoso, la preghiera semplice “l`uno per l`altro”, la richiesta di benedizione e l`auspicio di “un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia”. Non esagero se affermo che, nel suo stile comunicativo dei primi discorsi, ho percepito la presenza di Dio. Questo è un dono per tutti noi, che bello se anche noi sacerdoti traessimo spunto da questo stile. Qualcuno mi dice che alcune volte le omelie vengono percepite come uno spazio – fra l`altro eccessivamente lungo – di esposizione personale o di esibizione della propria erudizione, quasi come fosse una parentesi staccata dalla celebrazione eucaristica e non, come dovrebbe essere, il momento in cui il sacerdote “annulla se stesso” per far parlare il Signore. In questo senso, ripeto, l`esempio di Papa Francesco mi pare possa essere davvero tenuto in considerazione. Certamente non è possibile dire, oggi, quali saranno le scelte che farà per amministrare la curia romana e guidare la Chiesa universale. Possiamo dire, però, che il sogno di una chiesa povera, la benedizione senza imposizioni – consapevole che “Dio è nel cuore di ogni uomo” – e l`affermazione che la verità, il bene, la bellezza devono stare assieme, sono in qualche modo atteggiamenti che mostrano il coraggio e la profonda umanità del Papa. Possiamo dire, senza timore di essere smentiti, che il Conclave, attraverso lo Spirito Santo, ha eletto un uomo di Dio, desideroso di essere vicino alle persone – e in particolar modo agli ultimi – con umiltà e concretezza, senza troppi formalismi. In questo senso, i suoi primi gesti – la semplicità del linguaggio, la sobrietà dei suoi spostamenti, la cordialità e la vicinanza con i fedeli – sono una grande testimonianza, soprattutto in un tempo in cui l`uomo pensa più a se stesso che agli altri e dei poveri più che misericordia ha quasi paura.
Ma il Papa non può fare tutto da solo. Per questo ha detto che la Chiesa andrà avanti solo se ciascuno di noi avrà il coraggio “di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul Sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l`unica gloria: Cristo Crocifisso.
CAMMINARE… EDIFICARE… CONFESSARE…
L`elezione del nuovo Papa, allora, ci chiama a una maggiore corresponsabilità. Dopo queste giornate intense che hanno coinvolto emotivamente ciascuno di noi, lasciamo sedimentare le emozioni e accogliamo l`invito a camminare insieme a portare il Vangelo – con semplicità e coraggio – nelle periferie del mondo, ma soprattutto dov`è la realtà concreta del nostro apostolato
p. Antonio e Confratelli