Consigliare i dubbiosi – parte 2

Consigliare i dubmisericordiosi come il padrebiosi è la prima indicazione che ci viene data. Prima ancora di insegnare agli ignoranti e di ammonire i peccatori; di consolare gli afflitti e perdonare l’offesa ricevuta; prima ancora di pregare Dio per i vivi e per i morti e di sopportare con pazienza le persone moleste, viene chiesto di consigliare chi è nel dubbio. Perchè questo primato e cosa comporta?

Il dubbio -come dice il greco- indica lo stato di incertezza in cui si trova una persona. E’ la condizione di chi non sa scegliere, di chi esita e rimane sospeso perchè manca di una visione chiara e sicura. La problematicità  della vita si fa sentire nel dubbioso in maniera sconvolgente, così da renderlo debole, insicuro e per questo esposto a ogni sorta di rischio.

La vita del dubbioso, purtroppo, oscilla pericolosamente dalla paura all’angoscia, creando situazione di vera sofferenza. Il dubbio. E’ con questo tema che abbiamo bisogno di confrontarci noi, uomini moderni, che abbiamo elevato il dubbio a metodo. Soprattutto, da quando Cartesio nelle sue Meditations methaphisiques lo ha fatto diventare chiave di volta per possedere la conoscenza certa. Se un genio malefico può divertirsi ad ingannare gli uomini, creando l’illusione che stanno vivendo realmente un’esperienza concreta, mentre è solo un sogno. Il consiglio verso il dubbioso, a questo punto, giunge come espressione di amore. Si ritorna, infatti, al cuore, alla condivisione e alla misericordia come forma e anima dell’agire cristiano. Solo così le nostre parole entrano nell’intimo della mente e chi le riceve si sente amato prima ancora che giudicato.

Fuori da questo orizzonte, il rischio di chiedere un consiglio per ricevere solo l’approvazione a quanto abbiamo già deciso, oppure di dare un consiglio per mostrare la nostra superiorità è sempre allerta. E’ urgente, invece, farsi carico dell’altro, diventare solidale con lui, e per paradossale che possa sembrare, dubitare e ricercare con lui. Non con l’arroganza di chi ha già raggiunto la verità, ma con la passione e il desiderio di ricercarla insieme, pur sapendo di avere ricevuto già in dono la certezza della fede. E poichè “la fede viene dall’ascolto” (Rm 10,17) è necessario che chi è chiamato a dare consiglio sappia far tesoro del silenzio. Prima di indicare la strada che un altro deve percorre è necessario che io per primo abbia fatto quel percorso perchè la mia parola sia credibile e il consiglio offerto efficace.